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07 Lug
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Intervista all'autore - Don Stefano Salati

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Io sono nato a Reggio Emilia. Mi ricordo da bambino e poi da ragazzo di due episodio isolati in relazione allo scrivere: il primo ero in prima elementare e ho scritto alcune riflessioni quasi poetiche che han portato la mia maestra a dire che non aveva mai visto un alunno delle elementari esprimersi in tal modo, con grande stupore anche dei miei genitori; il secondo, in prima media, mi ero messo in testa di scrivere un libro di avventure sullo stile di quelli di Salgari, ma che poi non ho mai finito e ho desistito dall'opera. Crescendo non ho poi mai più pensato di fare lo scrittore. Lo scrivere è legato molto all'insegnamento, al fatto di dover preparare delle lezioni, citare dei testi, ma ancor prima a dover scrivere la tesi di licenza in teologia e poi la tesi per il dottorato.


2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Di solito la sera, ma se ho tempo anche durante la giornata.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ne ho uno in particolare, mi piace leggere un po' di tutto e in ogni settore ho la mie preferenze. Per la fisica ad esempio, Hawking o Rovelli, suo epigone.



4. Perché è nata la sua opera?

È nata per comunicare un sapere da condividere con gli altri e per far crescere un livello di miglioramento della vita nella nostra società.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Molto, il fatto di vivere con delle persone di una certo epoca, di una certa società, di una certa cultura, mi aiuta tantissimo nell'elaborazione dei contenuti che voglio esprimere prendendo spunto da ciò che può essere di interesse per la gente.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Per me è un modo per raccontare la realtà, ma è chiaro che esiste anche lo scrivere per evadere la realtà e che a volte posso anche usare.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Cerco di mettere la mia vita in quello che scrivo, cerco l'autenticità delle cose che dico e credo.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Per la stesura non c'è una singola persone, ma tante, che mi hanno ispirato, consigliato, corretto nel modo di esporre, quindi nella forma, ma anche nei contenuti. Un posto di rilievo comunque lo tiene il papa Francesco.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A due o tre amici, ai miei parenti.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Una cosa simile ma non è solo l'e-book, che prenderà piede, ma anche altre forme, altri veicoli, tecnologie, che ci permetteranno di leggere (oleogramma).



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso che l'audiolibro sia una delle tante nuove risorse per diffondere più velocemente e fedelmente dei testi che però devono essere sempre scritti prima e quello che conta è il contenuto e non la forma di ciò che si ascolta o si legge.

 

 

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